mercoledì 28 marzo 2012

Vino Vivo: Languedoc AOC Velvet 2006, Zelige Caravent

Lo so, ho un debole per i vini francesi, non ci posso fare nulla.

Del resto la mia passione per il vino è iniziata proprio là.
Così, quando ne ho l’occasione, degusto o acquisto i vini transalpini con un occhio di riguardo e ammirazione, prevaricando il normale ordine degli assaggi alle degustazioni.
Questa bottiglia l’ho comprata, come mi succede spesso, a Fornovo alcuni anni fa, all’ormai tradizionale salone dei vignaioli.
E’ la seconda di una coppia, l’altra l’avevo già aperta un paio di anni fa e non mi aveva emozionato.
All’apertura faccio sempre quello che fanno tutti, metto il naso sulla bottiglia, ancora prima del tappo.
Mi arriva subito un odore strano, sembra riduzione, poi si fa più nitido: stalla.
Non ci posso credere, quella precedente era buona.
Lo devo assaggiare.
Verso due dita nel bicchiere e riannuso: sterco.
Giro e rigiro: porcilaia.
Ho già sperimentato vini strani all’apertura, ma questo è veramente pesante.
Non demordo, continuo a girare e lentamente gli odori sgradevoli si allontanano, così decido di assaggiare: direi buono.
Certo che la prima cosa che fai prima di bere è inspirare e queste puzze danno fastidio.
Decido per un giretto nel decanter.
Dopo un’oretta di riposo, versandolo, gli odori sgradevoli si sono attenuati e roteando stanno svanendo.
Ne esce un vino profondamente diverso.
I profumi si fanno dolci e garbati, il frutto si fa croccante, escono note di mosto in fermentazione, del resto il colore era fin da subito rubino intenso, con straordinari riflessi violacei.
Ho trovato uno dei famosi vini vivi, quelli che rinchiusi nella bottiglia si addormentano, vanno in letargo, per poi risvegliarsi lentamente alla stappatura.
Come dicevo il colore è particolarmente vivo, si deposita sul bicchiere, c’è una bella densità.
In bocca è decisamente e stranamente beverino, malgrado i suoi 14° alcolici.
Una leggera volatile lo alleggerisce, equilibra la presenza morbida, rendendo il sorso scorrevole.
I ritorni sono di frutta croccante e succosa, condite da una spolveratina pepata.
Alla fine mi ha ricordato un Cornas di Thierry Allemand, e non è un’offesa.
E se lo avessi aperto 2-3 ore prima ?
Sarebbe cambiato ancora ?
Sarebbe migliorato ?
Mi sarei perso il passaggio cruciale ?
Ma a voi vi è mai capitato un vino così ?
Dimenticavo: abbinamento azzeccato con un Cassoulet de Castelnaudary.

2 commenti:

  1. spettacolo! si, mi è capitato e penso sia necessario, da parte dei produttori, raccontarlo, spiegarlo o almeno accennarlo nell'etichetta. perchè il rischio è di perdersi la meraviglia confondendola per porcilaia.

    RispondiElimina
  2. Sono rimasto molto colpito anch'io. Subito era veramente molto pesante, ma si capiva che c'era qualcosa sotto.
    Sono d'accordo con te sul fatto di dover informare il consumatore, ma sono convinto che ogni bottiglia, o quasi, faccia storia a sè.
    E' molto difficile, a parte spiegarlo a voce, scrivere in etichetta che il vino può puzzare all'apertura, potrebbero crearsi degli equivoci.
    Apprezzo molto la retroetichetta dei vini di Dettori, dove si spiega tutto quello che si deve fare e ci si può aspettare dai loro vini.
    Penso sia da prendere come esempio per tutti i produttori di vini "non convenzionali".
    Speriamo si apra una strada, ma con i produttori francesi la vedo dura.
    Lo sai che sono abbastanza fermi sulle loro posizioni.

    RispondiElimina