lunedì 17 settembre 2012

Toscana IGT, I Sodi di S. Niccolò 1999, Castellare di Castellina

Grande annata il ’99 nel Chianti Classico.
Ho già assaggiato alcune bottiglie di vari produttori e questo ne è ulteriore una conferma.
Si parla anche di 2006, ma si vedrà, per adesso godiamoci il ’99.
Ho trovato casualmente questa bottiglia, difficile trovarne ancora, e non ho resistito.
E’ considerato, non a caso, uno dei grandi classici del Chianti.
Potrebbe anche rientrare nella denominazione, ma ne è tenuto volontariamente fuori, quasi entrarci fosse un’onta.
Forse perché IGT fa più figo, con quel termine supertuscan che comincia a starmi sulle palle.
Controsensi dell’ Italia enologica.
Si perché di supertuscan non c’è nulla, solo Sangiovese e Malvasia Nera.
Poi l’etichetta è un capolavoro.
Nessuna retroetichetta, non c’è niente da spiegare.
Sempre uguale a sé stessa negli anni, ma sempre diversa, con quegli uccellini disegnati che sembrano una fotografia.
Il tappo non esce più, tanto è lungo.
55 millimetri di sugero, mi sembra uno dei più lunghi mai visti.
Malvasia Nera dicevamo, che influisce distintamente sul colore del vino che è mediamente più scuro di un Sangiovese in purezza.
E’ granato profondo, scuro, sanguigno.
Si muove lento, pesante, disegnando lunghi archi lenti e fitti.
Il naso è subito pungente, amaro, con note robuste di liquirizia amara, rabarbaro e radice di genziana, troppo.
Decido di scaraffare.
A distanza di un’oretta, si apre, svelando eleganti note di fiori appassiti e legno di cedro.
I profumi sono sempre misurati, garbati, ma in gran quantità, mostrando un ventaglio odoroso non intensissimo ma ampio.
Confetture di frutta scura, ruggine e terra, etereo di alcool, tabacco dolce, pellami, pelliccia e, alla lunga, polvere di caffè e cacao amaro.
L’ingresso in bocca è morbido, suadente, con una consistenza palpabile, ma molto elegante.
Il tannino, finissimo, è perfettamente fuso nella massa, con una trama setosa.
Sottile acidità e bilanciata sapidità ne rendono sinuosa la beva.
Chiude, interminabile, all’opposto di come si era svelato, su note dolci di liquirizia in rotolo e confettura di mora.
Un gigante in punta di piedi.
Sinceramente troppo per la classica bistecca.
Molto meglio con un peposo all’ imprunetina.

3 commenti:

  1. Gran bel post Daniele e grande bottiglia! Purtroppo ho avuto pochissime occasioni di sentirlo. Ora, leggendoti, mi è venuta la voglia di cercarlo ;-)
    Riccardo.

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  2. Grazie Riccardo, scusa del ritardo nella risposta ma non ho avuto modo di vederla prima.
    Il vino mi è piaciuto molto, grande finezza e precisione, una vera chicca.
    Se lo trovi, non fartelo scappare.
    Ciao.

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