lunedì 22 aprile 2013

Breve cronaca dalle fiere "alternative" al Vinitaly

Reduce dal fine settimana più enostrippato dell’anno, mi rendo conto che non ho più il fisico per fare certe cose e, forse, non l’ho mai avuto.
Il programma previsto era sabato a Cerea, domenica a Villa Favorita e lunedì al ViViT dentro a Vinitaly.
Poi si è modificato in corsa il lunedì, tornando a Villa Favorita, un po’ per schivare la confusione di Vinitaly, e un po’ per sfruttare la concentrazione di ottimi produttori presenti alla manifestazione organizzata da Vinnatur.
La visita di sabato alla manifestazione del Consorzio ViniVeri è stata una mezza delusione, condizionata probabilmente dalla sfortunata scelta degli assaggi.
Tra i tanti, ricordo con piacere i due bianchi di Collecapretta, i vini di Paolo Bea, quelli di Rinaldi, il superlativo Pas Dosè di Haderburg e pochi altri assaggi a spot.
Purtroppo tanti altri assaggi deludenti fatti a caso tra i banchi dei produttori che non conoscevo.
Poi, come se non bastasse, ho deciso di farmi del male con i vini georgiani.
Sono vini che non fanno per me, di cui non comprendo neppure una possibile collocazione a tavola, se non sull’altare della chiesa per la messa.
Non conoscevo la tipologia, ma sono fermamente convinto che si tratta della solita bolla del momento, di una moda, perché fa figo parlarne.
Penso che, tra qualche anno, questi vini torneranno ad essere consumati solo dai georgiani, ma solo quelli belli convinti però.
Domenica, a Villa Favorita, abbiamo scalato marcia. E’ stata un’incredibile sorpresa per me, densa di interessanti novità e mirabolanti scoperte.
La prima volta con i vini di Cornelissen mi ha sconvolto.
Erano campioni di botte, non ancora pronti per l’imbottigliamento, con tannini scalcianti, ma tutti già molto fini e beverini, nonostante una media di alcol attorno ai 15°.
Il suo vicino di banco Jean-Pierre Robinot mi ha dato il colpo di grazia.
All’assaggio del suo rosso Nocturne, se non erro, il primo all’assaggio da uve Pineau D’Aunis, mi sono letteralmente inginocchiato in segno di sottomissione e resa al re dei vini naturali.
Ma le scoperte sono state tante e tali da rendere la visita di domenica riduttiva e, quindi, si è replicato il lunedi.
Tra i tanti, non posso non menzionare gli Champagne Tarlant, tesi come funi di acciaio ma dalla persistenza infinita, e quelli di Laherte Frères, ancora più taglienti, ma che avrebbero sposato alla perfezione il Culatello di Zibello del loro vicino di banco Brozzi, mio conterraneo.
Ottimi anche quelli di Simon Selosse.
Dei bianchi ho apprezzato alcuni vini dall’Austria.
I sottili vini di Sepp Moser, dall’elegante vena minerale, e più grassi e strutturati di Tscheppe, scelti a caso per la bellezza delle etichette, ma che hanno lasciato il segno anche al palato.
Tra i rossi, molto particolari quelli di Barranco Oscuro, alcuni a base Tempranillo, densi di tannino, ma dal fascino indiscutibile, e il Garnacha in purezza molto interessante.
Le più belle sorprese sono arrivate dall’universo Loira.
A parte alcuni Chenin Blanc spettacolari, sono stati i Cabernet Franc, ma soprattutto i Pineau D’Aunis ad attrarre le mie papille.
La coppia di vicini di banco Christian Chaussard e Emile Hereida, insieme a La Grapperie, hanno sfoggiato le versioni migliori.
Per concludere, mi rendo conto che ho parlato solo di produttori stranieri e quindi, per non passare troppo da esterofilo, vorrei dire che anche molti vini italiani non erano da meno.
Costadilà col “solito” bianco rifermentato e il Subconscio, un rosato da Marzemino incredibilmente beverino ( oh mi vengono pure le rime :-) ).
Buono il Colfondo di Casa Belfi, ma anche il bianco fermo di Incrocio Manzoni e Chardonnay.
Nella stessa stanza, ho scoperto i gustosi Moscato Fior d’Arancio di Alla Costiera, nella versione secca e spumante dolce.
Ho apprezzato molto il lavoro del giovane produttore di Tenuta l’Armonia che rappresenta un buon esempio di come i giovani possano avere ottime idee e le sappiano realizzare.
Non potevo mancare la visita a Vanni Nizzoli di Cinque Campi che ha portato una delle migliori versioni che ho mai assaggiato de L’Artiglio ( M.C. di Spergola con 36 mesi sui lieviti ) e il Particella 128 ( stessa tipologia con meno affinamento ).
Che dire, non ho sentito la mancanza di Vinitaly, se non fosse per alcuni produttori presenti a ViViT, e per il clima festivo-caotico che si respira e che ha sempre il suo fascino, ma sarà per la prossima volta…forse…

4 commenti:

  1. Che dire... un'analisi perfetta!! Aggiungerei solo i complimenti all'organizzazione di Villa Favorita, veramente organizzati bene... peccato solo per il parcheggio avventuroso! ;-)

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  2. Grazie dell'apprezzamento.
    Il parcheggio si, diciamo che non c'è, ma è stata allestita pure una navetta, se la sono cavata bene comunque.
    Il resto dell'organizzazione è stata encomiabile.
    Pochissima fila per i panini, cestelli svuotati in continuazione, ecc.
    Proprio bravi.
    Grazie della visita, chiunque tu sia :-)

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  3. Davvero bella manifestazione quella di Villa Favorita, per me primo anno. Anche io come te Daniele ho fatto un tour de force in quei giorni (infatti ci siamo incontrati a Cerea il sabato), ricordo tra i produttori da te citati sicuramente Frank Cornelissen ( mi sono davvero piciuti i suoi vini), Costadilà con il rosato davvero fantastico (ne ho portato un bottiglia a casa), Barranco Oscuro etc.
    Davvero un "grande bolla" il Pas Dosè di Haderburg da te consigliato a Cerea.

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  4. Ciao Luigi,
    sono contento che ti sia piaciuto Haderburg.
    Anche per me è stata la prima volta a Villa Favorita, mentre a Cerea ero già stato in precedenza.
    A Villa Favorita c'erano tanti grandi vigneron che non conoscevo, penso che ci tornerò il prossimo anno.
    Speriamo di andare magari insieme.
    Alla prossima.
    Ciao.

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