Rossese di Dolceacqua DOC, Galeae 2010, Kà Mancinè

Dopo Rossese Style, la voglia di approfondire è tanta e, quando un amico si propone con un vino così, non si può rifiutare.
Avevo assaggiato il 2011 ma, a detta di tutti, il 2010 è stata un’annata eccezionale. Effettivamente ci si trova davanti ad un gran vino.
Il colore è già di per sé un programma, un rubino brillante impressionante.
Il naso è una botta di pepe bianco che stordisce.
Poi, pian piano, arrivano altri profumi, particolarmente intriganti.
Geranio, rosa canina, ma anche karkadè e rooibos.
La frutta è rossa e asprigna.
Lamponi, ribes rosso e una nota di mela, quasi una Stark Delicious croccante, più la pelle, ma ci sta tutta la Weirouge.
Frutta e speziatura si mixano generando altri profumi, come in potpourri rosso dove mi sembra di scorgere la balsamicità resinosa della corteccia di abete rosso; sto vaneggiando…
In bocca è spaventosamente beverino, nonostante il cospicuo bagaglio alcolico e invita ad essere bevuto bello fresco, soprattutto d’estate, ma potrebbe essere un errore.
Una vigorosa spalla acida sostiene il sorso che non trova distensione, grazie ad un tannino fitto, vellutato e una chiusura sapida che sa di mare.
La sensazione è quella di aver prosciugato avidamente una bottiglia dello spessore di un Barolo come fosse un rosatello qualsiasi.
Sarebbe interessante attendere l’evoluzione in vetro per alcuni anni, ma è veramente ardua, è troppo buono.
Anche per il fatto che la produzione è talmente esigua da trovarlo quasi solamente nella zona di produzione e và esaurito rapidamente.
Beato chi lo ha assaggiato, ma santo subito chi ne ha ancora in cantina.